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Polinesia Francese 1997-1998-2000

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Polinesia Francese 1997-1998-2000 Empty Polinesia Francese 1997-1998-2000

Messaggio  steverm Lun Set 06, 2010 11:49 am

Come mi hai consigliato faccio un copia/incolla del mio racconto in maniera parziale in
quanto intero su questo forum mi da il messaggio "La lunghezza del tuo messaggio oltrepassa il limite autorizzato".
Le foto ed il racconto/info integrale li trovate sul mio sito all'indirizzo: http://www.tropiland.it

...il sole stava spuntando all'orizzonte quando dal finestrino mi apparve il picco di una montagna verdissima, poi un porto ed infine la pista di atterraggio parallela al mare...ero finalmente arrivato nell'isola di Tahiti, la mia prima "esperienza Tropicale" che aprirà le porte a tante altre.
L'impatto sia per me che per la mia neo-moglie fu da mozzafiato, di quelli che annullano completamente la stanchezza o il sonno, ancora oggi mi viene il nodo alla gola al pensiero: la musica, i colori ed i profumi.
Tutto era come immaginato in tanti miei sogni da ragazzo ( ma più emozionante perchè vero ): la discesa dalla scaletta dell'aereo, il caldo che mi penetrava subito nelle ossa, le belle Vahinè ( ragazze ) Tahitiane che ci accoglievano con i loro sorrisi solari, i costumi coloratissimi che ornavano i loro corpi sensuali che si contorcevano al ritmo delle soavi melodie rese ancor più piacevoli dalle loro voci musicali, la tipica accoglienza floreale Polinesiana con collane di ( fiori ) Tiarè ( una particolare gardenia che cresce solo su queste isole con la quale si producono olii profumati ! ), Ibiscus e Frangipane ( o Plumeria ) ...ed il profumo inebriante: un vero tuffo al cuore !
Soprattutto vorrei insistere sul profumo dei fiori che in Polinesia Francese è una costante dell'aria.
Chi è stato in Sardegna in nave via Olbia o Golfo degli Aranci avrà notato la mattina presto, soprattutto quando c'è nebbia, il profumo intenso dei mirti e delle erbe aromatiche emanate dalla costa, una caratteristica unica di questi "tropici di casa nostra" , beh! Tahiti mi ha ricordato proprio questo fenomeno ( solo che il profumo è più dolce e più intenso perchè emanato dalle tante varietà di fiori ), che ho notato nelle numerose volte che sono sbarcato in questo aeroporto ! Penso che lo riconoscerei al primo colpo anche se fossi bendato !...ed è proprio questo profumo che respirato notte e giorno insieme con la musica crea quella miscela ammaliante che rapisce la mente...
Ripresi dallo shock, passammo la frontiera ( il doganiere scrutando i nostri passaporti disse ridacchiando: << Italiani ? Ahhh! Ferrari, Spaghetti...Mafia ! ), ritirammo i bagagli e con un carrello ci dirigemmo a piedi verso l'area dei voli interni che si trova non proprio vicinissimo ai voli internazionali. Qui ci aspettava un bielica Twin Otter 20 posti dell'Air Moorea pronto a salpare verso la prima nostra meta: l'isola di Moorea.
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MOOREA ( si pronuncia Moorea e non Murea ! )
Ovvero la "Lucertola gialla" ( il nome dei nobili che la dominarono ), è raggiungibile in dieci minuti di volo ( 16 km panoramici ! ) o una/due ore in battello ed è senz'altro una tra le isole più sceniche dopo Bora Bora. Spiagge bianchissime orlate da cocchi piegati, picchi montuosi ( come il Toheia di oltre 1200 metri ) ed una vegetazione lussureggiante.
Una volta atterrati ci dirigemmo verso il bancone della Tahiti Nui Travel, il tour operator locale, che ci diede i voucher necessari al nostro viaggio e ci invitò a salire su uno dei "truck", gli autobus pubblici coloratissimi di legno che fanno servizio nelle isole principali della Polinesia Francese. Con questo pittoresco mezzo ci recammo presso il nostro resort: il Moorea Beachcomber Parkroyal (oggi si chiama Moorea Beachcomber Inter-Continental Resort) ...una struttura di alto livello ( ...la prima volta ero in viaggio di nozze e mia moglie non era ancora abituata a dormire in maniera spartamnacon i "vari animaletti" ...sarà diverso in futuro ! ) preventivamente prenotato dall'Italia ...ricordo ancora che la bassa ricettività alberghiera sconsiglia il "fai da te" a meno di non alloggiare in strutture modeste ( alla fine del racconto i links ) come Guest House, pseudo-campeggi o case famiglia... in periodi di non alta stagione.
Tra le strutture di lusso con un buon rapporto prezzo/prestazioni a Moorea c'è anche il Club Med ( presente anche a Bora Bora )...che personalmente non gradisco per il tipo di animazione presente. Ottimo anche il Sofitel.
Appena arrivati in albergo con il nostro carico di collane di fiori ci accolsero con un'altra "vagonata" di... collane di fiori e con il classico drink a base di succhi tropicali...non vi preoccupate troppo per il ghiaccio...in questa parte della Polinesia ( forse la più ...relativamente...turistica ma ugualmente affascinante ) sono rispettate ( generalmente ) tutte le moderne norme sanitarie ed anche il ghiaccio è fatto con l'acqua minerale che sgorga direttamente dalle montagne di Tahiti.
Due microsecondi per sistemare i bagagli, rifiuto della mancia da parte del cameriere e via in costume per esplorare la spiaggia del resort. Una cosa che notai subito fu la totale mancanza di gente in spiaggia nonostante la struttura fosse abbastanza grande. In effetti questo fu il mistero durante tutta la mia permanenza...durante il giorno non incontravo nessuno, la sera a cena era pieno di turisti soprattutto Giapponesi, Americani e qualche Francese che rappresentavano la maggior parte dei visitatori della Polinesia Francese... almeno in quell'anno ! Successivamente, la fine degli esperimenti nucleari e la fine del il timore ( infondatissimo ) della radioattività aumentarono in maniera esponenziale il turismo europeo e soprattutto italiano: quando tornai nel 2000 i nostri connazionali non erano più una rarità.
Continuammo con il nostro giro in costume. Dappertutto piante tropicali e fiori. Un falso fiume con una corrente sostenuta in realtà dalle maree tagliava in due la bianchissima sabbia. Ricordo un pontile che attraversava questo fiume dal quale una notte osservai il passaggio di un grande squalo. Più avanti un tratto di mare era stato recintato ed all'interno vi era una coppia di grandi delfini con i quali ( purtroppo a prezzo salato ! ) si poteva fare il bagno...mentre accanto ai bungalows "over-water" c'era un piccolo bacino, poco meno di una piscina, dove un cucciolo orfano di delfino veniva assistito da alcuni ricercatori notte e giorno ( passai molte ore notturne a parlare con loro ).
Ma il pezzo forte della giornata così intensa di emozioni fu dopo cena ( più tardi dedicherò un paragrafo sulla cucina ) quando, al rombare dei tamburi e degli urli, entrò il gruppo di ballo Tahitiano. E qui vorrei soffermarmi con alcune descrizioni e considerazioni: il "Tamourè", il ballo Tahitiano per eccellenza, è una delle cose più emozionanti ed imperdibili in assoluto che si possano vedere in Polinesia Francese e ( forse anche meglio ) sull'Isola di Pasqua. Andare dall'altra parte del mondo e non assistere a queste meravigliose danze popolari equivale a perdere almeno la metà ( se non di più ) delle sensazioni che questa terra può lasciarvi incise indelebilmente in fondo al cuore. Purtroppo non è facile assistere a questi spettacoli folcloristici al di fuori delle strutture turistiche e quindi la scelta di costose strutture di lusso ( anzichè qualcosa di più abbordabile ) è una via quasi obbligata, almeno per chi viene per la prima volta in questi luoghi e vuole conoscere meglio la cultura di un antico popolo le cui tradizioni sono mantenute in vita anche grazie al turismo. In realtà queste danze non sono solo "per turisti" ma anche per gli stessi protagonisti e si vedeva ! Tutti infatti professionisti e non, vecchi e bambini anche piccolissimi partecipavano gioiosamente a queste danze e spesso gli abitanti della zona scendevano la sera presso i resorts per assistere alle danze come in una festa che univa turisti ed abitanti. Assistetti ad uno show di circa un'ora che andò dalle fiere danze di guerra interpretate da virili e muscolosi nonchè tatuatissimi polinesiani ed arricchite da martellanti percussioni , a melodiosi e sensualissimi balli dapprima lenti poi ritmati delle Vahinè che... con i loro corpi bruni, unti e profumati di olio di cocco , piacevolmente sudati, le labbra carnose, gli sguardi ammiccanti, gli occhi leggermente a mandorla, i sorrisi maliziosi, i capelli neri sciolti e selvaggi lunghissimi, talvolta quasi alle caviglie, i tatù ornamentali sulle braccia, i seni roteanti prigionieri dei mezzi gusci di noci da cocco usati come reggiseno, i denti bianchissimi sui cui scivolavano le mobili lingue, i fianchi vibranti, le gonnelline di paglia movimentate come... impazzite, i fiori tra i capelli e lungo il corpo, i tamburi a ritmo crescente, i corpi seminudi...creavano una miscela di esplosiva eroticità perfettamente intonata ai luoghi.
Sono convinto che la danza, che questo popolo ha nel sangue, è l'unico momento in cui traspare l'antica indole libera dei Polinesiani, prima che venissero inibiti dalle regole religiose. In fondo si tratta di un popolo dal carattere caldo e giocoso. << Tutto sommato >> mi diceva un Polinesiano << noi Tahitiani non siamo molto diversi da voi Italiani, abbiamo lo stesso sangue "caliente", lo stesso animo simil-"latino", siamo pieni di ardore, siamo ospitali, amiamo la famiglia e gli amici e ci piace fare casino ... mentre ci sentiamo diversi dai freddi Giapponesi o dagli stessi Francesi...>> in effetti la Polinesia Francese fa parte di quei luoghi nei quali ci si sente subito a proprio agio, un luogo tanto diverso dal nostro ma con una mentalità simile...forse anche troppo...al Polinesiano piace cantare, ridere, danzare, fare l'amore e mangiare ...e poco lavorare ! ( solo che lui lo può fare ...noi no ! ).
Dopo le danze, come è consueto un pò in tutto il Sud Pacifico, sia io che mia moglie fummo invitati a ballare il tamourè con loro...al termine feci delle foto ricordo uniche...
Consiglio per i meno esperti: portatevi solo rullini con una sensibilità di almeno 400 Asa ( talvolta sull'involucro c'è scritto: "per tutti gli usi, interni e esterni ) ed evitate le "standard" 100 Asa. Questo perchè i 400 Asa vanno bene un pò in tutte le condizioni e vi capiterà senz'altro di fotografare sia con il sole pieno, che con grandi nuvoloni ( abbastanza frequenti a queste latitudini ), sia la sera all'interno di una struttura per immortalare le danze polinesiane che la notte in spiaggia per assistere ad uno spettacolo o ad un rito di folclore locale...
Altro consiglio: portatevi molti rullini ( ho detto molti ! )...eviterete di comprali in loco ( a prezzi salatissimi ), di perdere ricordi importanti o peggio di rompere le scatole al prossimo ( spesso il "prossimo" ero io ! ) nel chiedere in regalo la pellicola o direttamente il servizio fotografico sviluppato spedito a casa !
Il giorno dopo ci alzammo di buon mattino, verso le 5, per fare una passeggiata e vedere l'alba. Faceva freschetto ma con una magliettina si stava bene. Lungo la litoranea, una strada di 60 Km sempre vuota che circonda l'isola, scorgemmo degli enormi alberi di mango dai dolci frutti maturi ( era Ottobre...in Agosto invece sono ancora acerbi ) e ci divertimmo a raccoglierne qualcuno. Poi vedemmo dei cocchi a terra e cercai di aprirne uno ( tecnica difficilissima all'inizio ma che con gli anni ho affinato con buoni risultati, basta un cacciavite ). Mentre ero fantozzianamente all'opera si avvicinò un locale, un armadio muscoloso di due metri, rigorosamente scalzo, dai polpacci di roccia, che mi sussurrò delle parole in francese. Mia moglie cercò di tradurre: << questo non è buono ! dove alloggiate ? quale è numero del vostro bungalow ? tra 15 minuti aspettatemi di fronte la vostra porta ! >>...sinceramente non riuscivamo a capire bene cosa volesse. Tornammo in stanza. Dopo 15 minuti esatti sentimmo bussare ed alla porta c'era l'omone con un macete incastrato nei striminziti pantaloncini e due cocchi aperti nelle due mani. Ce lo offrì e scappò via rifiutando la mancia ( da quel momento smisi per sempre di offrirla a chiunque in quella parte del mondo ). Mangiammo con il cucchiaino italiano la crema all'interno del cocco ( quando il cocco è verde infatti la polpa bianca ha quasi la consistenza del gelato...gnum ! ) e bevvi una parte del nettare all'interno...con il restante riempii una borraccia da un litro ( risparmiando una bottiglia d'acqua che in Polinesia Fr. nel 1997 poteva costare sino a 20.000 lire ! ). Poi andammo a colazione...solito rito del riempimento occultato del cibo per pranzo...poi in acqua a giocare con i mille pesci colorati ( soprattutto i pesci farfalla ) che fin da riva reclamavano il loro pezzo di pane ( e anche di coscia ...leggi: pizzichi ! ). In Polinesia Francese, contrariamente ad altri paesi dove è addirittura vietato, si usa...anzi si incita la gente a dare da mangiare ai pesci, organizzando appuntamenti durante i quali si offrono gli avanzi della cucina oppure riempiendo di pane secco ( soprattutto baguette francesi ) i cesti posti vicino le case o nei pressi dei luoghi più significativi.
D'altronde se così non fosse non ci sarebbe quell'abbondanza di fauna vicino la riva che è sabbiosa e priva di corallo in quanto il poderoso reef è molto lontano ! La lontananza e la grandezza del reef è una delle caratteristiche di queste isole, una vera e propria muraglia dove con un fragore persistente notte e giorno le onde dell'Oceano si abbattono continuamente formando grandi onde sia durante la bassa che durante l'alta marea. Questa barriera corallina quasi circolare, interrotta solamente dai "pass" ( i punti in cui entra ed esce l'Oceano ), crea delle immense lagune sabbiose color piscina, poco profonde, dove all'interno è possibile navigare e nuotare in tutta sicurezza con il mare sempre piatto. Durante le mie "snorkellate" a pochi metri dalla riva ( portarsi maschera, pinne e macchinetta fotografica subacquea, anche solo usa e getta ! ) incontrai spesso grandi razze nere per niente intimidite...anzi spesso curiose e vidi piccole murene tropicali sotto i rari ammassi di corallo.
Il giorno seguente decisi di esplorare l'isola per fare un servizio fotografico ed acquistare qualche ricordo ( e fare rifornimento d'acqua minerale presso un piccolo spaccio gestito da cinesi ). Mi recai quindi presso il vicino autonoleggio per affittare un'auto. L'affitto andava ad ore, Moorea era una delle isole meno care, nel 1997 con 120.000 lire mi aggiudicai una Mini Moke scassata per quattro ore, benzina esclusa. Alternativa più costosa: una Fiat Panda in buono stato, alternativa meno costosa: una Vespa Piaggio ( ma obbligo del casco con il sole tropicale a picco ! ), alternativa da pazzi ( o da campioni ): una bicicletta ! ( ma impossibile arrampicarsi per la via sconnessa montana ! ).
Perdersi era impossibile. Oltre alla cartina fornita, c'erano solo due strade asfaltate, una girava in tondo all'isola percorribile in un ora o poco più ( quasi deserta ) ed un'altra ( piuttosto malridotta ) si arrampicava all'interno sul Belvedere di Moorea tra i tornanti, la foresta tropicale e le coltivazioni di papaya e ananas. Durante quest'ultimo tragitto mi fermai per percorrere a piedi sentieri all'interno della foresta per ammirare la lussureggiante vegetazione e per raggiungere siti archeologici formati però solo da alcuni sassi, resti di antichi altari ( c'erano delle indicazioni ). Arrivati alla sommità della montagna un piazzale mi permise di fermarmi e godere dall'alto della meravigliosa vista. L'affitto di un'auto è una economica alternativa alle escursioni denominate "safari 4x4" dove si viene scarrozzati su una Land Rover ( riconoscibile dalla frutta tropicale incastrata sul cofano dentro la ruota di scorta ) da una guida in lingua inglese o francese.
Dopo il "Belvedere" ( si chiama proprio così... ) continuammo il periplo dell'isola. Per fortuna la mancanza di traffico sopperì alla mancanza quasi totale dei freni ! Poi fu il turno del rifornimento ( il serbatoio fu fornito ovviamente a secco ! ) presso l'unico benzinaio ( accettò solo valuta locale...no credit card o dollaroni ...seppi poi che era romano sposato con una Tahitiana) ci recammo verso uno dei punti più belli, la baia di Cook ( dove Cook non è però mai approdato...nel Sud Pacifico ogni isola ha una sua baia di Cook...è un pò come da noi che ogni paese o città ha una Via Roma o una P.zza Garibaldi... ) Conosciuta anche come la baia di Pao Pao è uno dei tratti di costa migliori da fotografare ( meno per farci il bagno ) caratterizzata dalla vista della verde montagna di fronte, da un calmo fiordo, approdo sicuro per i velisti e dalle lunghe e sottili palme da cocco che si adagiano sino a toccare il pelo dell'acqua.
Dopo questa ennesima sosta...ripartimmo. Sostammo qua e là ai bordi delle piantagioni di cocco per scattare foto...nell'aria ogni tanto si udivano i suoni ritmici di percussioni ! Lungo il percorso ci successe un piccolo imprevisto che poteva però trasformarsi in un guaio serio. Purtroppo una delle piaghe delle grandi isole tropicali è il randagismo e la Polinesia Francese non è esente. Infatti non fu raro incontrare cani anche grandi vagabondare o sonnecchiare sul ciglio ( o in mezzo ) della strada. La Mini Moke che avevamo affittato era una simpatica automobile a metà tra il Mini Minor ed una campagnola ed era completamente aperta e priva di sportelli. Passare vicino ad un cagnone scuro e minaccioso equivalse ad una sfida: ne seguì un inseguimento con abbaio annesso. Mentre guidavo con il cane dietro che mi rincorreva con la bava alla bocca...improvvisamente l'auto incominciò a perdere colpi ed a rallentare ( per la serie: le comiche ! ). Mia moglie preoccupatissima, timorosa già di suo dei cani e soprattutto con i calzoncini corti incominciò a sbiancare. Io ( seguendo il consiglio che mi aveva dato il gestore del noleggio ) incominciai ad immettere aria nel serbatoio, pompando con il tappo della benzina che per fortuna era facilmente raggiungibile mettendo fuori la mano...i secondi sembrarono anni...quando infine il cane ci raggiunse, fece un balzo in direzione della coscia di Maria ed improvvisamente con uno scatto stacca-collo il motore riprese a funzionare, rimandando il "fiero pasto della bestia"...( fatto realmente accaduto ! ). Da quel momento ci armammo di una rassicurante "clava" di servizio anche per le nostre passeggiate a piedi nella campagna...nessun problema invece sulle spiagge. Il nostro giro finì in un negozio di souvenir ( ce ne sono alcuni nei pressi dei villaggi ) ma visti i prezzi dei parei ( un prodotto tipico di queste parti ! molto belli e colorati...si organizzano anche corsi per imparare ad indossarlo ! ), statuette ( in particolar modo i Tiki di legno o di pietra raffiguranti gli spiriti protettori degli antenati ), perle nere ( produzione locale...costano anche la metà che in Italia...ma sempre troppo ! ), Cd di musica Tahitiana ( circa 80.000 nel 1998 ) cercai di limitare al massimo la lista delle persone da "ossequiare" al ritorno !
La sera partecipammo ad un banchetto lussuriosamente a base di aragoste ed ostriche servite a volontà ed innaffiate con champagne con danza folcloristica finale e montagna di fiori !...non c'era sera che non si tornasse carichi di fiori profumatissimi nei capelli ( sia io che mia moglie ! ), sulle orecchie, intorno al collo, in testa e quando entravamo in stanza trovavamo sempre il letto, i comodini, i sanitari e quant'altro adornati di fiori freschi e frutta tropicale !...il tutto con un sottofondo lontano di chitarre polinesiane e di canti, alla luce delle fiaccole e della luna !...che sballo !
Se amate i canti e la cultura andate al Tiki Village, una struttura che vi consiglio di visitare in escursione dove è riprodotto un antico villaggio polinesiano...danze comprese !
...riconosco che alcune "caratteristiche" di questo viaggio sono state forse poco "genuine" e poco avventurose e talvolta un tantino mondane ( ma non è stato sempre così )...ma sinceramente ci stavano proprio bene !
Venne però presto il giorno di lasciare Moorea e baciate le Polinesiane del resort con le quali avevamo preso confidenza ci avviammo verso l'aeroporto. Chiaramente prima ci fu il classico rito del regalo delle collane di conchiglie. E' infatti usanza Tahitiana ogni volta che si arriva ricevere in regalo una collana di fiori ( che vengono rinnovati ogni volta che appassiscono ) mentre quando si va via si riceve una collana di conchiglie ( che a differenza dei fiori non si degraderà così come non dovranno mai svanire i nostri ricordi per i bei giorni passati ).
Prossima destinazione: l'Isola di Huahine, sempre dell'arcipelago della Società, che raggiungemmo in circa mezz'ora con un comodo turboelica ATR 42 ( 42 posti ) dell'Air Tahiti.
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HUAHINE ( si pronuncia Huahinè ) :
Conosciuta come l'Isola "selvaggia" è divisa in due parti distinte, come le ali di una farfalla, e separate da un tratto di mare ( e collegate tra loro da un ponte ): Huahine Nui ( grande ) e Huahine Iti ( piccola ).
La leggenda narra che il solco che ha diviso l'isola fu creato dalla prua della piroga del Dio Hiro.
E' considerata l'isola dell'arcipelago della Società che per prima fu abitata dai Polinesiani.
Senz'altro è tra le isole meno frequentate dai turisti ( tra quelle raggiungibili via aereo ) e quella che meglio ha mantenuto la magia del vivere a contatto con una natura incontaminata.
Atterrati all'aeroporto ci attendeva un pulmino pronto a portarci al nostro resort: il Sofitel Heiva, non lontano dal villaggio di Maeva...raggiungibile tramite un tratto di strada non asfaltata che correva tra le piantagioni di papaye e vaniglia. La struttura buona ma non lussuosa era formata da piccoli bungalows fronte mare o fronte laguna interna. Proprio quest'ultima tipologia fu la nostra casa per tre notti. Il resort si trovava proprio in un luogo isolato da tutto e tutti ed il paesaggio era veramente "selvaggio". Fu emozionante alzarsi la mattina presto e "sbirciare" dal nostro "vetratissimo" bungalow la calma della laguna interna dove i pescatori catturavano piccoli pesci lanciando a mano le reti e la sagoma fiera di uno dei due vulcani spenti dell'isola, verdissimo ! Suggestivo fu osservare come la figura del vulcano si rispecchiasse perfettamente sul fiordo marino come una montagna dolomitica nel proprio laghetto. Nella parte opposta invece c'era la laguna esterna dove la barriera corallina in questo punto eccezionalmente vicina alla costa era l'unico rumore ( onde fragorose che si rifrangevano ) presente durante il giorno e durante la notte.
Chiaramente... nello stretto lembo erboso naturale tra la laguna interna e quella esterna, dove erano stati costruiti una trentina di bungalows, abbondavano piante e fiori esotici !
In questo punto dell'isola però non c'erano le grandi spiagge di sabbia accecante...infatti la stretta riva era formata da milioni di ciottoli di coralli morti di tutte le forme e gusci di tridacne ( una specie di ostrica ). Se per un profano questa poteva essere una delusione ( non ho mai visto nessuno bagnarsi ad eccezione di alcuni bambini polinesiani con cui giocammo insieme ) per me no ! Infatti i residui corallini tradivano la presenza di un fondale interessante anzichè la solita sabbia. Feci un giro. A poca distanza dal resort ( 200 m lungo la spiaggia ) infatti notai un piccolo cartello: "Jardin Du Coral" . Il "Jardin du Coral" ( in altri luoghi del Sud Pacifico come alle Fiji è chiamato Coral Garden ) sta a significare un punto, generalmente vicinissimo alla riva, dove si può nuotare tra i coralli ( vivi ) ed una varietà strabiliante di pesci tropicali...ed infatti alcune chiazze scure nel mare color cielo facevano intravedere la possibilità !
Corsi a prendere maschera e pinne e...che meraviglia ! ad un paio di bracciate ( ed un paio di metri d'acqua ) mi apparse una grande quantità di coralli di tutte le forme e colori, ricci giganti, pesci di ogni tipo ( le attirai con il pane preso a colazione ), murene, aquile di mare ( una specie di razze ) e soprattutto un' acqua incredibilmente cristallina nonostante la forte corrente ( attenzione ai ricci ! ) . Senz'altro, in qualità di principiante "snorkelliano", questo fu il tratto di mare dove realizzai le foto più colorate e nitide, nonostante l'attrezzatura da dilettante ( macchinetta sub usa e getta...gli anni successivi mi attrezzai con una camera più decente dotata di flash ! ). Anche mia moglie, che non aveva mai indossato una maschera in vita sua, per la prima ( e non ultima... ) volta ammirò quel mondo subacqueo che aveva visto solo nei documentari e provò l'emozione di vedere decine di pesci colorati mangiare dalle sue mani ! ...e pizzicare il suo sedere ! :-)
La sera ci gustammo una grigliata sul mare...alla luce delle grandi fiaccole ed assistemmo/partecipammo ad un ennesimo spettacolo di danze in costume.
Poichè il luogo era un pò isolato non riuscii ad affittare un auto per poter esplorare l'isola che vantava le rovine di antichi templi "marae" ( piattaforme usate per riti religiosi vicino al villaggio di Maeva ) antichi di mille anni ma non fu gravissimo...riparai due anni dopo visitando i più importanti "marae" dell'isola sacra di Raiatea...ma questa è un'altra storia !
I giorni, passati pressochè sempre in acqua, volarono in fretta e presto arrivò il giorno della partenza verso la mitica Bora Bora, isola che aveva sempre stimolato la mia immaginazione, fin dai tempi scolastici, quando sull'antologia lessi un racconto sulla tradizionale "pesca con il sasso" ( si tratta di un antica tecnica di pesca, ancor oggi utilizzata durante una cerimonia annuale che si tiene in Ottobre. Alcuni polinesiani in piedi sulle loro canoe, adorne di fiori, sbattono violentemente una pietra legata ad una corda sulla superficie dell'acqua. Il rumore sordo spinge i pesci verso le acque più basse dove una catena umana sorregge una grande rete. Chiaramente la battuta di caccia finisce con canti e danze... e pappatorie ! ).
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BORA BORA ( si pronuncia Bora Bora con la "B" nasale ) :
Chiamata originariamente Pora Pora ( nel Tahitiano più antico la lettera "B" non esisteva ) è senz'altro l'isola più famosa di tutti i mari del Sud...tanto che è conosciuta con l'appellativo di "Perla del Pacifico".
Pur essendo senz'altro l'isola più turistica e più costosa, tappa obbligata per chiunque arrivi in Polinesia Francese, rimane sempre il luogo più affascinante che ci sia, dove i paesaggi tropicali più immaginati, più da cartolina, più da mozzafiato prendono forma davanti ai nostri occhi come in un sogno.
Questa perla fu scoperta nel 1722 da Jacob Roggeveen ( quello che scoprì l'Isola di Pasqua qualche anno più tardi ) ma non fu interessato ad attraccare e proseguì dritto. Lo fece nel 1777 il "buon" ( si fa per dire ) James Cook ( praticamente onnipresente in tutto il Pacifico ) che dopo averla esplorata la lasciò in pace...pace che durò altri 20 anni fino a che fu "invasa" dai primi missionari inglesi che cambiarono purtroppo i costumi "liberi" degli indigeni...poi arrivarono i missionari francesi, il colonialismo...il resto della storia la sapete !
Arrivammo di buon mattino nei pressi dell'isola dopo circa un'oretta di volo ( Atr 42 ) da Huahine. La vista che offre Bora Bora dal finestrino è qualcosa di strabiliante: l'antico vulcano verdissimo che si erge da una laguna color turchese circondata dai vari "motu" ( in Polinesia Francese i "motu" sono le isolette intorno alle isole principali formate dall'innalzarsi della barriera corallina )...vi consiglio vivamente di preparavi per tempo la macchinetta fotografica e scattare qualche sensazionale foto dall'alto da appendere poi, tornati in Italia, sopra al caminetto ! :-) A questo proposito vi consiglio di prendere posto sull'aereo (in genere i
posti non sono preassegnati come nei grandi aerei) sulla fila di sinistra.
Ricordo ai meno esperti di fotografia che se volete fare delle buone foto attraverso il finestrino ( anche quando vi sembra sporco o graffiato ) e possedete le pratiche camere compatte automatiche dovete regolare ( se presente ) l'obbiettivo ad "infinito" ( qualche volta c'è il simbolo delle montagne ) così da evitare che il telemetro ( misuratore automatico di distanza ) intercetti il vetro e falsi la messa a fuoco. La macchinetta va avvicinata il più possibile al finestrino senza però toccarlo ( per evitare le vibrazioni ).
Fu scenico anche l'atterraggio... in quanto il piccolo aeroporto Vaiare di Bora Bora non si trovava sull'isola vera e propria, bensì su uno dei "motu" della barriera corallina.
L'aeroporto fu costruito in questa singolare posizione per mancanza di un' area sufficientemente ampia e pianeggiante sull'isola madre e fu il primo aeroporto di tutta la Polinesia Francese; all'inizio fu una base dell'aviazione Americana durante la "guerra del Pacifico" ovvero durante la seconda guerra mondiale, contro i Giapponesi.
Scesi dall'aereo, a poche decine di metri dalla pista, ci imbarcammo in una della grandi e moderne imbarcazioni che fanno la spola dall'aeroporto all'isola vera e propria. Fu un'occasione per ammirare da un'altra prospettiva la maestosità dall'isola e per contemplare da vicino il mare dal color turchese irreale. La traversata durò quasi un'ora, fino a Punta Matira, uno degli scorci più suggestivi dell'isola, dove sorgeva il nostro resort, il Moana Beachcomber Parkroyal (oggi si chiama Bora Bora Beachcomber Inter-Continental Resort). Qui facemmo la nostra prima ed ultima pazzia economica della nostra vita ( ehi ! sono giustificato: la prima volta nel 1997 eravamo in honey-moon ! )...affittammo per tre giorni un bungalow "overwater" cioè uno dei quei bungalows costruiti su palafitte direttamente nella laguna...oltre un milione a notte ! ( quando si dice una "botta" di vita !...anzi una "batosta" di vita ! ) ...ora vi racconto un pò di cosa si tratta !
Innanzitutto per accedere ai bungalows bisognava passare su un pontile di legno adorno di fiori. All'esterno di ogni casa si poteva notare il tetto di paglia, la panchina personale di legno e il cesto colmo di pane secco per i pesci. All'interno, oltre al classico tetto alto in stile polinesiano con gechi annessi, c'erano tutti conforts dal frigo alla Tv ( sul canale via cavo del resort trasmettevano notte e giorno musiche Tahitiane ! ). L'arredamento era in tema "polinesiano" con quadri e statuette tipiche. Tutto era costruito in legno, in bambù o in fibra di palma . Accanto al lettone ricoperto di hibiscus rossi ( fiori importati in Polinesia nel 19° secolo ma subito molto apprezzati dagli isolani ) c'era la "classica" bottiglia di champagne francese ( Don Perinon ) che viene donata ai neosposi ( riempii subito la mia fida borraccia...) , il sempre-presente cesto di frutta tropicale e gli auguri della direzione. Il bagno era moderno ed accessoriato di tutti i tipici prodotti cosmetici Tahitiani a base di cocco e fiori di Tiarè ...notai inoltre che lungo la vasca cresceva, provenendo dal tetto, un bel rampicante di vaniglia. Nella zona "salotto" divisa da quella letto da due porte scorrevoli di legno e carta velina ( tipo casa giapponese ) c'era un divano con di fronte un tavolino di cristallo. Questo simpatico "suppellettile" aveva la caratteristica di lasciar vedere il sotto del bungalow ! Praticamente stando comodamente seduti sul divano si potevano vedere di giorno i pesci tropicali che stanziavano sotto il bungalow ( dove era stato portato un pezzo di barriera corallina ) e cibarli ( il tavolino si apriva ! ), di notte, tramite dei potenti fari che automaticamente si accendevano sotto di noi, i branchi di razze che venivano in acque basse a fare le loro incursioni.
Un'altro pezzo forte della camera era l'enorme finestrone a fianco del letto, senza tende, posto in direzione dell'esterno della laguna ( così da mantenere la privacy del bungalow ) che dava la sensazione netta, quando si era sdraiati, di stare in barca ( si vedeva solo il mare ) ...per il rollio invece...bisognava pensarci "di proprio" ;-)
Una grande porta finestra faceva accedere al patio, sempre sul mare, accessoriato di scaletta per scendere in acqua, doccia esterna, eccetera, eccetera...che sogno...!
Praticamente passai tutto il giorno in acqua ( 27 gradi ! ) con la maschera a guardare la grande varietà di pesci ( dai barracuda ai polipi, dalle razze ai pesci farfalla, dai pesci trombetta ai pesci pagliaccio...e così via ! ) che transitavano ( e sostavano ) nei pressi dei bungalows.
Dopo una serata da sogno a base di cucina di pesce e danze Tahitiane andammo a nanna ( ricordo che alle 21, massimo 21,30 in questi luoghi si va a letto ! ). Il giorno seguente decidemmo il giro stradale dell'isola. Visto i prezzi molto cari ( a Bora Bora tutto costa di più ! ) e visto la minore estensione dell'isola ( la strada che la circonda, che è poi l'unica e nemmeno tutta asfaltata...almeno sino al 1997 ...è lunga appena 30 Km ! ) affittammo per due ore ( circa 100.000 lire ! ) una "Fun Car", un simpatico trabiccolo a 5 ruote ( due grandi davanti, una grande di dietro con ai lati altre due ruote piccole tipo quelle delle biciclette dei bimbi ) a miscela 50 cc...che arrivato alla velocità di 30-35 Km/h vibrava talmente tanto da rendere impossibile la presa del volante...quando non cambiava da solo corsia ! ...chiaramente con freni "virtuali" ! Lungo la strada deserta facemmo delle splendide foto, comprese quelle insieme con i bambini di una scuola elementare che dopo aver fatto amicizia con noi non vollero più staccarsi ( praticamente dovemmo scappare a "manetta " con il nostro autoveicolo, calciando i bimbi per "scollarli " dalla carrozzeria !!! ).
Il pomeriggio ci rilassammo ( come se ci fosse bisogno di relax a Bora Bora !!! ) sull'amaca...un altro oggetto onnipresente nelle isole Polinesiane ed in genere in tutto il Sud Pacifico.
Il giorno dopo decisi di regalarmi un pò di adrenalina...beh ! forse esagero...diciamo uno stimolo di curiosità e prenotai anche per mia moglie l'escursione: "Shark Feeding" a prezzo abbastanza ragionevole. Lo Shark Feeding ( letteralmente "il dar da mangiare agli squali" ) è in realtà una gita adatta a tutti, soprattutto ai principianti del mare e non comporta alcun pericolo...o per lo meno diciamo che il rischio è calcolato ! E' prenotabile anche in altre isole ma consiglio se si è alle prime armi con maschera e pinne di farla a Bora Bora in quanto la visita agli squali si effettua in acqua profonda poco più di un metro ( comunque si tocca ! )...mentre per esempio a Moorea il mare era profondo circa tre metri.
Si partì in gruppo ( sei-sette persone ) la mattina presto con una piroga a bilanciere ( tipica invenzione Polinesiana da cui sono derivati tutti i catamarani moderni del mondo ) a motore ( ...questo è meno tipico ma comodo ! ). Durante il tragitto in barca il giovane Polinesiano che ci portava esibì tutta la sua prestanza fisica con una serie di esercizi gonfia-muscoli e giocando con alcuni gabbiani. Ho notato più volte che i giovani locali talvolta peccano di un pò di sbruffonaggine/spacconaggine nei confronti di noi uomini europei ( nel senso che ci considerano poco "ruspanti" ) e cercano di fare i "belloni" con le nostre "femmine"...ma sono innocui...mizzicaaaa !!! ). Arrivati in mezzo alla laguna, nei pressi di una secca dove, nonostante la distanza dalla costa, si toccava sino al petto...il Polinesiano iniziò a buttare sangue e pezzi di pesce nell'acqua dalla barca per attirare gli squali di barriera. Appena incominciarono a vedersi le prime sagome scure ci fece segno di calarci in mare. Indossate maschera e pinne ( sono incluse nell'escursione ma consiglio di portare le proprie, quelle presenti in barca sono antichissime e malridotte ) ci dirigemmo verso una corda fissata ad un palo di legno che il Polinesiano aveva preventivamente conficcato sotto la sabbia ( serve ad assicurare una certa stabilità statica altresì compromessa dalla debole ma continua corrente marina e quindi per mantenere compatto il gruppo ). Mia moglie che nel frattempo aveva ascoltato tutte le "baggianate" di una turista Francese che gli aveva raccontato di aver partecipato l'anno prima a questa escursione e di essere morta di paura, modificò l'atteggiamento da entusiasta a pentita e decise di rimanere sulla piroga insieme alla turista. Io mi buttai per primo per ammirare finalmente e per la prima volta in vita mia un branco di squali, i pinnanera. Ce ne erano almeno una decina di circa due metri di lunghezza praticamente di fronte a me, che nuotavano in circolo attirati dai pezzi di pesce crudo che il Polinesiano continuava a lanciare al di là della corda. L'intero show, che nel frattempo attirò anche una moltitudine di pesci farfalla gialli, durò circa venti minuti. Per fortuna gli ultimi cinque minuti riuscii a convincere Maria a scendere dalla barca ( con l'inganno che gli squali erano "cuccioli" di pochi centimetri ) perchè mi dispiaceva troppo sapere che avrebbe perso uno spettacolo non certo "di tutti i giorni"...Maria infatti, nonostante il piccolo tranello, fu felice dell'esperienza e si promise di non dare più retta a nessuno...
L'escursione continuò in direzione di un "motu" ( isoletta ) disabitato di incomparabile bellezza. Durante il tragitto in piroga si avvicinarono improvvisamente dei nuvoloni neri e minacciosi ( ... non sono affatto una rarità ai Tropici ! ) che diedero sfogo ad un acquazzone fortissimo farcito di vento ...con lo stupore di tutti i partecipanti in costume da bagno e con una calma quasi inglese tirai fuori i nostri due k-way e li indossammo ! Arrivati al "motu" la pioggia smise repentinamente ed il sole tornò a splendere potente. Sul "motu" sostammo un'oretta, durante la quale il Polinesiano prese una cassa colma di frutta dalla piroga ed la incominciò a tagliare con il macete ( coltellone ) organizzando un succoso pic-nic. Poi rincominciò a fare un pò il cretino con le donne cercando di screditare gli uomini con mezzucci del tipo: ti tiro un grosso polipo sulla spalla...o baggianate di questo genere fino a che io, con la scusa dello scherzo, non gli tirai un enorme "granchio del cocco" ( una bestia massiccia e pesante, più grande della mia testa, dalle chele gigantesche ). Il granchio del cocco è un crostaceo che vive normalmente sulle palme da cocco ( anzichè in mare ), e che con le sue affilate grandi chele riesce a tagliare e far cadere le noci di cocco. Infatti nelle piantagioni le palme vengono protette mettendo intorno al fusto, ad una certa altezza, un foglio di metallo che ha la funzione di far "scivolare" il granchio a terra !
Ripartiti dal "motu" ci portarono sulla grande barriera corallina, la fascia esterna che protegge le isole dalla forza dell'Oceano Pacifico. La barriera era talmente grande, lunga chilometri ed alta ( esce fuori dall'acqua come un'autostrada ) che con le apposite scarpette abbiamo potuto percorrerla per esplorare la vita più minuta che si celava nelle tante pozze. Prima di ritornare a terra ci riportarono in un'altra secca nella laguna dove ci aspettavano delle grandi razze scure per il "Manta-Ray Fishing". Anche questo fu un altro momento molto emozionante: una decina di giocose razze ci volteggiavano all'altezza della cintola pretendendo il loro pesce-regalo.
Le razze sono animali molto intelligenti e per niente pericolose nonostante le dimensioni e nonostante possiedano sulla lunga coda ( lunga anche più di un metro e mezzo ) un aculeo potenzialmente velenoso.
Nonostante ciò, la loro pazienza ai nostri atteggiamenti maldestri ( carezze, prese in braccio ) fu grande. L'unico consiglio è non stringere con forza nella mano la loro coda perchè essendo seghettata può inavvertitamente tagliare.
All'improvviso il Polinesiano ( tanto per scherzare ) mi diede in mano un grande pezzo di pesce e mi disse di agitarlo fuori dall'acqua...in un batter d'occhio mi si avvicinò una razza e mi ritrovai con mezzo braccio ( fino al gomito ) dentro la bocca dell'animale ( nessun pericolo...ho scoperto che non ha i denti ! )...la sensazione fu quella di mettere la mano dentro il tubo di un grande aspiratore ! Visto ciò, mi feci dare un altro pesce e lo usai come esca per farmi "coprire" la schiena a mò di mantello !
La sera, "stanchi ma felici", assistemmo allo spettacolo delle "mamas", un gruppo di tardone Polinesiane sovrappeso ( senz'altro più "genuine" di tante altre ) che pretesero come tributo di ballare con me ! Mia moglie si divertì a fotografarmi ! ...e prendermi in giro ! Seguirono delle interessanti dimostrazioni sulla spiaggia di raccolta e lavorazione del cocco, fabbricazione di manufatti in foglia di palma ( come borse, cappellini, corone...regalati poi al pubblico ) nonchè esibizioni sui mille modi e significati di indossare il pareo...un'altro giorno era terminato...sigh!
Il giorno seguente continuammo con le visite qua e là alternate allo snorkeling "under bungalows" ! ---continua sul mio sito: http://www.tropiland.it

steverm

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