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Messaggio  Diego Gio Nov 12, 2009 12:02 am

Appena Diego ha deciso di lanciarsi nell’idea di un sito-forum di viaggi tutto nostro e di “dividerci” le descrizioni dei posti finora visitati ho avuto un moto istintivo:”IL KENYA lo faccio IO”!
...le motivazioni che mi spingono sono le piu’ profonde, nonostante siano passati piu’ di quattro anni da quel viaggio i miei ricordi sono ancora nitidi e precisi, ogni emozione, ogni sorriso, anche la disperazione e la miseria che abbiamo potuto sfiorare è rimasta con me, ma questo non risulterà certo strano a viaggiatori piu’ o meno esperti, tutto cio’ ha un nome ben preciso e definitivo: MAL D’AFRICA.

E quel viaggio è in effetti cominciato proprio MALE...solo il giorno prima della partenza finii al pronto soccorso per la comparsa di dolore toracico improvviso e febbre alta...a Genova era l’estate “dell’alga tossica” ed io ovviamente avevo fatto il bagno in mare.
Nonostante questo mai avrei rinunciato al mio viaggio in Africa, mi ero laureata da 2 settimane e avevamo fatto un sacco di sacrifici per permetterci quel viaggio...a ripensarci adesso, con le cifre che spendiamo ora, ogni tanto mi vien da sorridere, ebbene si, con 1500 euro a testa, Karambola ci offriva ben 2 settimane in Kenya, comprensive di 4 giorni (3 notti) di Safari e 12 giorni di mare, il tutto in all inclusive, compresi spostamenti e trasferimenti.
Ora, se a scrivere questo racconto fosse Diego, si soffermerebbe senz’altro su tutte le (oggettivamente reali e fastidiose) mancanze di questo tour operator e dei servizi offerti.
Basti dire che al rientro dietro nostra lettera di reclamo abbiamo ottenuto un rimborso immediato...non mi dilungherò su questa faccenda, era uno dei nostri primi viaggi fuori dall’Europa, eravamo viaggiatori iancora un po’ inesperti e senza dubbio avevamo scelto il tour operator piu’ economico...ma durante il soggiorno mare finimmo al Diani Sea Lodge, che sconsigliamo a chiunque, resort con camere piccolissime, sporche, acqua salata per lavarsi, pochissimo cibo sia a pranzo che a cena e servito malvolentieri e con maleducazione dal personale.
A meno che non constatiate per certo che il resort è stato ristrutturato vi consiglierei di non sceglierlo, e, in generale, di stare attenti con Karambola (gruppo Alpitour , che ci ha delusi anche in Marocco).
Ho fatto questa premessa per dovere di cronaca, ma anche se sul momento ci siam arrabbiati un po’, l’infinita bellezza del Kenya è tale che non vedo l’ora di addentrarmi a raccontarvi il VERO viaggio, riassaporando attraverso i ricordi quel mix pazzesco di emozioni che ho provato.....si parte....


Fine Luglio 2005, dopo circa 10 ore e mezza di volo da Milano Malpensa atterriamo a Mombasa, stravolti dopo una notte insonne ed io sotto antibiotico per via di quell’infezione che mi ero beccata, appena usciti dall’aeroporto troviamo una jeep ad aspettarci e conosciamo i nostri compagni di viaggio: Sandro e Paola di Roma e...Lara e Franco di Genova (Nooooo genovesi pure in vacanza noooooo), piu’ una terza coppia MUTA della quale, ovviamente, non ho conservato ricordi...saliamo in macchina e dopo pochi metri la miseria ci assale in tutta la sua violenza, cataste di spazzatura maleodorante ai bordi e in mezzo alla strada, case mezze distrutte, tipo baraccopoli, con fili elettrici pericolanti a vista, bimbi sporchi,scalzi, palesemente sofferenti e malnutriti, camion rovesciati che ti impediscono di proseguire il tragitto in tranquillità...ecco quel primissimo assaggio di Kenya mi ha fatto pensare ad una descrizione Dantesca dell’INFERNO.

Appena pochi Km dopo Mombasa il panorama cambia radicalmente...non altrettanto la miseria purtroppo, anche se rispetto a quella di Mombasa, è piu’ rurale, forse, se è possibile, fa meno impressione.
Ci aspettano quasi 4 ore di jeep per raggiungere il parco dello Tsavo ovest, dove faremo il nostro Safari.
Durante quel tragitto continuavano ad alternarsi di fronte ai nostri occhi scenari spettacolari, praterie, pianure, colline, una vegetazione mai piu’ rivista, ne prima ne dopo il Kenya...il tutto accompagnato da visi di bimbi, donne e uomini scalzi, magrissimi, divorati da Malaria e Aids...ricordo che dentro di me si scatenarono sentimenti incredibili...ero allibita, avevo pur sempre 26 anni, una laurea in materie umanistiche fresca fresca, non ero una ragazzina alla prima gita fuori porta, già avevo avuto le prime esperienze di viaggio extraeuropee in Egitto,Tunisia e Messico e SOPRATTUTTO POSSEDEVO LA TELEVISIONE!!!!
Eppure...non si è mai troppo preparati ad un confronto con una realtà cosi’ cruda, molto probabilmente anche adesso che ritengo di avere un minimo di esperienza in piu’ in realtà non son pronta...perchè la verità è che non si è mai pronti di fronte a una tragedia di tali proporzioni, ti senti inutile, inerme, ti senti anche un grande stronzo, un egoista ma nel frattempo allunghi la mano per bere un po’ d’acqua dalla tua bottiglietta compresa nel tour...
Insomma, quando cominciammo a vedere quella meravigliosa terra ROSSA, la terra della Savana, Diego ricordo che tirò un sospiro di sollievo: qui avrebbe dovuto solo vedere animali non persone sofferenti...eh già...perchè gli animali della Savana stanno meglio degli esseri umani in Kenya, il leone divora la gazzella per natura, mentre l’Occidente divora l’Africa per puro interesse, e in sole 3 ore di tragitto tutto dentro di me era diventato chiaro in un attimo: noi Occidentali facciamo schifo.


Dopo un’oretta in jeep attraverso la Savana, dopo aver scorto le prime zebre ed impala (anche li chissà cosa facevo alle elementari, la mia ignoranza sul mondo animale è tale che Diego quando ha voglia di farsi 2 risate mi interroga sulle specie animali) arrivammo al Discovery Camp: semplicemente spettacolare!

Questo campo è completamente inserito nel NULLA, c’è un elicottero subito fuori il campo perchè li davvero se ci sente male non arrivi certo ai soccorsi in tempo utile...quello un po’ mi spavento’, la febbre cominciava a salire ed ero davvero a casa di Dio...ci “consegnarono” la nostra tenda e devo ammettere che è stata una delle sistemazioni piu’ incredibili nelle quali mi sia capitato di dormire...io amo viaggiare, è la mia vita, ma in tutta onestà non son la tipa “giro il mondo zaino in spalla”, non mi interessa il superlusso ma necessito di standard minimi di comodità e pulizia..ebbene, qui ti ritrovi completamente immerso nella natura ma in una tenda dotata di letti con zanzariere, tavolino sul quale scrivere i propri appunti e bagno con doccia aperta (ma acqua calda!!!!!!!) sotto il cielo stellato...da lacrime agli occhi.
La cena che assaggiamo seduti coi nostri compagni di viaggio intorno al fuoco è squisita: carne e verdure alla brace accompagnate da vino rosso africano (strano e un po’ forte), di fronte a noi un lago con moltissimi ippopotatami che sguazzavano allegramente...e tutte le scimmiette che ci venivano a rubare la cena...inizia anche una lotta tra noi e le scimmie, Diego è il nostro capo banda ma le scimmie hanno la meglio.
Come avrete notato dal passato remoto e dall’imperfetto passo a parlare al presente, è piu’ forte di me, non è certo corretto ma non posso farne a meno, mi sembra di rivivere quelle emozioni come se le avessi vissute ieri...scusate ma l’Africa ti fa anche questo.
Il giorno seguente è completamente dedicato al Safari, esperienza incredibile, da vivere ALMENO una volta nella vita, in brave tempo puoi scorgere impala, zebre, elefanti, giraffe ma che enormi sono?), ippopotami, scimmie, scimmiette e scimmioni, facoceri, coccodrilli, avvoltoi che divorano carcasse, la natura in tutto il suo splendore e istinto...pero’ ad onor del vero...manco un leone, a questo proposito consigliamo il parco dello Tsavo Est, e per vedere gli animali che si abbeverano la riserva privata Thaiti Hills, che ci è stata suggerita in seguito da una coppia di Milano conosciuta a Diani.
In tutti i casi il safari è sorprendente, anche se seguire una guida armata puo’ mettere un po’ di ansia...la mia febbre a quel punto è altissima, i miei compagni di viaggio mi avvolgono in una coperta schifosamente lurida che c’era sul retro della jeep ma che sarà stata la febbre altissima, o la magia dell’Africa, ricordo come la coperta piu’ calda nella quale mi sia mai avvolta.
Si rientra al Lodge per qualche ora prima del safari notturno prima della cena, al quale non ho partecipato a causa di dolori divenuti insopportabili.
Certamente rimpiango di non aver goduto del Safari Notturno, ma quella notte in Africa, col corpo dolorante in quella tenda sperduta nel nulla rimane uno dei momenti piu’ profondi che abbia mai vissuto...anche adesso mi salgono le lacrime...sarà stata la paura di esser cosi lontana da un qualsiasi tipo di soccorso, il dolore fisico, il dolore psicologico per aver conosciuto la realtà africana ma in quel momento ho davvero capito di amare la vita tremendamente...è stato uno di quei momenti della vita in cui parli con la tua anima e la senti come una forza magica...
...3 tachipirine, antibiotico e i miei compagni che venivano a farmi visita insieme a Diego, sempre presente al mio fianco, han fatto si che la mattina dopo io fossi pronta a seguire gli altri durante il safari, non proprio in perfetta salute ma pronta per la magia del safari.
La sera vengono a farci visita al Lodge i famosi Masai, che cenano con noi e aprono le loro danze tribali alle quali ci fanno partecipare...ebbene, i Masai a mio avviso, nonostante le indubbie condizioni igieniche precarie in cui vivono mi paiono piu’ “sani e felici” degli abitanti di Mombasa...è come se la loro fosse una povertà scelta, in tutti i casi a contatto con la natura, rispetto a quella obbligata delle città e dei paesini...
Il giorno dopo è l’ultimo di safari, dopodichè ci aspetta un viaggio di sei ore per raggiungere Diani, una località costiera che dicono possieda il mare piu’ bello del paese.
Per arrivarci il tragitto è lungo, e cio’ che ci travolge nuovamente è l’estrema miseria...in particolare ci è rimasta impressa una chiatta enorme , subito fuori Mombasa, che serviva da tramite per passare da una parte all’altra perchè non ci sono i soldi per costruire un ponte!
Ecco, su questa chiatta noi europei saliamo seduti sulle nostre auto, mentre i kenioti si ammasano come bestie e guardano dentro la tua auto con un misto di curiosità, invidia e nel contempo dolcezza...una scena che non dimenticherò mai, giuro.


Arrivati al resort (Diani Sea Lodge),insieme ai ragazzi di Genova coi quali ci sentiamo ormai un quartetto di amici, con cui proseguiremo il soggiorno mare, rimaniamo delusi dallo standard (anche se ti senti una merda a lamentarti dopo quello che hai visto) ma arrivati alla spiaggia il mio cuore ha un sussulto: il bianco della sabbia è cosi’ puro che acceca e il mare, l’Oceano Indiano ha cosi tante sfumature che l’occhio non riesce a coglierle tutte!

Il Kenya è soggetto al fenomeno delle maree ma a Diani praticamente non te ne accorgi, ed essendo stati anche a trovare nei giorni seguenti i ragazzi di Roma a Watamu , ed avendo fatto un’escursione a Malindi possiamo davvero urlare che Diani è il posto di mare indiscutibilmente piu’ bello, la spiaggia è Kmetrica e davvero a perdita d’occhio, pare una spiaggia di Zanzibar a tutti gli effetti.
Qui a Diani decidiamo di fare un po’ di escursioni per gli affari nostri, dato che per un caso fortuito conosciamo un tassista Keniano pazzissimo che si propone di farci da guida...dapprima siamo un po’ restii, ma essendo in 4 decidiamo di dargli fiducia e non ci poteva essere scelta piu’ azzeccata!
Insieme a lui andiamo (in giornate differenti) a visitare le piccole isolette di Funzi e Wasini, due isolette che volendo ipotizzare l’esistenza di Dio qui ne metti davvero in dubbio l’esistenza: son infatti due isolette sperdute in mezzo ad atolli alle quali puoi arrivare solo in barchette minuscole, e sembra davvero che il tempo si sia fermato.
Quella che mi ha colpito di piu’ è senz’altro Funzi, appena scendi dalla barca infatti una miriade di bimbi ti circondano per chiederti caramelle e cibo in genere, alcuni mi hanno anche fatto anche male...poveri angeli hanno fame...altri, in particolare una bimba con gli occhi di un Bambi mi salta in braccio e non si stacca piu’...regalo tutto quel poco che ho...compro caramelle all’unico spaccio dell’isola, compriamo penne e quaderni da portare alla scuola che visiteremo....ma come due CAPRONI avremmo dovuto portare di TUTTO a Funzi e non lo abbiamo fatto...ho questo grosso rimpianto, per cui se qualcuno mi legge e per miracolo si recasse a Funzi chiamatemi che vi mando qualcosa da portare!

Essendo io un’insegnante un commento alla scuola è doveroso: la scuola era una capanna di fango con un unico stanzone nel quale sedevano per terra bimbi vestiti di stracci dai 3 ai 14 anni....tutti insieme, come se la cultura non avesse una continuità...a questi bimbi ho insegnato una canzone che cantavamo sempre in Messico dal titolo “Ciappa la Galeina”e come erano felici!
Mai dimenticherò quei visi, anche se la routine ti riporta a soffrire se non hai i soldi per fare 4 viaggi all’anno piuttosto di tre, o ad avere una casa piu’ grande, o...o...o...mai potro’ dimenticare e non soffrire per queste incongruenze di cui si nutre l’umanità.
Degno di nota, sempre per dovere di cronaca, è il “ristorante” dell’isola, l’unico direi, nel quale una ragazza ti aspetta all’ingresso per lavarti i piedi e con solo 5 euro mangi una conca di granchi freschi conditi da un’insalatina ottima e pane croccante in un contesto perfettamente in armonia con la natura...nonostante si giunga in questo posto col cuore in mille pezzi consiglio di andarci, è davvero un paradiso all’interno dell’inferno.

Anche Wasini, pur essendo meno particolare di Funzi, merita un’escursione, grazie alle sue roccie di lava nera e al suo interno rigoglioso, su questa isoletta tra l’altro troverete la scuola dell’Unicef, certamente di un livello nettamente superiore rispetto a quella di Funzi.

La giornata a Malindi invece mi ha un po’ delusa, forse anche perchè parecchio distante da Diani e quasi tutta la giornata passa in macchina, non è nulla di che, ed anche il mare nettamente inferiore a Diani, da segnalare comunque il famoso faro che testimonia il passaggio di Vasco da Gama nel suo viaggio alla scoperta delle Indie.


Trarre una conclusione non è certo semplice, il tuffo nell’Africa “nera” è stato devastante e importantissimo, ti fa prendere coscienza della tua fortuna piu’ che 1000 giri in ospedale, ti fa anche rendere conto della pochezza dei nostri bisogni, della sete di avere che abbiamo e non si placa mai, delle contraddizioni di cui siamo schiavi...non so se basti avere coscienza di tutto questo se poi non si agisce sul serio, anche in considerazione del fatto che pur essendo il Kenya un paese del quarto mondo, non è nemmeno tra i piu’ poveri che esistono.
Io nel mio piccolo aiuto LEI...la mia dolce Mary, e domani stesso giuro vado a spedirle un po’ di soldini col Western Union, LEI, che abita a Ukunda, senza un lavoro, senza una vera casa, madre di un milione di figli, ma che mi scrive sempre con sincera tenerezza, e si raccomanda in ogni messaggio che Dio mi protegga, ma io non credo a Dio, e non dovrebbe nemmeno lei, come non dovrebbe credere al mito di questo Occidente bastardo.


Jambo Jambo kenya, anche se non è vero che non hai Hakuna Matata la tua bontà mi ha toccata nell’anima.

Jambo, jambo bwana
Habari gani
Mzuri sana.

Wageni, wakaribishwa
Kenya yetu Hakuna Matata.

Kenya nchi nzuri
Hakuna Matata

Nchi ya maajabu Hakuna Matata

Nchi yenye amani
Hakuna Matata

Hakuna Matata
Hakuna Matata

Watu wote
Hakuna Matata
Wakaribishwa
Hakuna Matata

Hakuna Matata
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